BRETTI Pier Luigi

UN SINDACO VIGEVANESE DELL’OTTOCENTO

Pier Luigi Bretti nacque a Intra il 28 aprile 1829 da Pietro Bretti fu Antonio e fu Scapini Carlotta, nativo di Caluso in quel di Ivrea, e Giuseppina Ferreri fu Pietro e fu Barberis Teresa, nativa di Chivasso, abitanti in Intra.

Il padre, Pietro Bretti, piemontese, era Funzionario delle Regie Gabelle con la qualifica di Accensatore, e ciò spiega la nascita dell’unico figlio ad Intra e poi il trasferimento definitivo della famiglia a Vigevano, in epoca compresa tra il 1837 (non risultano presenti al censimento della popolazione in quell’anno) e il 1841.

La spiegazione storica remota dell’intensificarsi di tale fenomeno migratorio è certamente legata al Trattato di Worms del 12 settembre 1743, mediante il quale Maria Teresa d’Austria assegnava il Territorio del Vigevanasco al Regno di Sardegna (composto anche da Piemonte e Liguria) retto da Carlo Emanuele III di Savoia, che assicurò alla Città un periodo di pace e di prosperità, durante il quale si svilupparono i commerci e le industrie, specie della lana e della seta, e si incrementò anche l’agricoltura. Naturalmente, era frequente la mobilità, volontaria o comandata, all’interno del Regno di pubblici impiegati e funzionari, segnatamente nell’ambito militare, fiscale e doganale.

In Vigevano il giovane Pier Luigi frequenta con ottimi voti il corso di studi classici tenuto dai Padri Barnabiti nel Collegio Saporiti, poi divenuto Liceo-Ginnasio “Benedetto Cairoli”; si impegna negli studi universitari in Giurisprudenza presso l’Università di Torino, dove consegue la laurea nel 1854. Dal 1859 risiede nella sua casa in Piazza Ducale, dirimpetto al Municipio (ora Cassa di Risparmio), e per alcuni anni esercita la professione di avvocato, ma presto la passione politica ha il sopravvento, tanto da assurgere a vera vocazione e il suo nome compare nel primo Consiglio comunale dopo l’unità d’Italia il 19 luglio 1863.

L’elezione a Sindaco

Nell’aprile del 1865 è nominato Sindaco della Città, carica che mantiene ininterrottamente fino al maggio 1876.

Nell’arco di ben undici anni trascorsi alla guida di Vigevano, si adoperò per assicurarne lo sviluppo sia in tema di servizi pubblici che di infrastrutture ed il suo passaggio da borgo a Città.

Nell’ottica delle grandi opere ritenute indispensabili per tale scopo, nel 1869 introdusse l’illuminazione pubblica a gas, in sostituzione di quella ad olio risalente al 1818, e nello stesso anno aveva concluso la costruzione delle “Tettoie militari” in zona Fiera, per consentire la permanenza di una guarnigione militare di artiglieria a Vigevano, con evidenti benefici indotti per il commercio.

Si era anche attivato per potenziare il Mercato dei bozzoli del baco da seta, in tal modo favorendo un cespite di rendita che contava fra i maggiori della Città.

Studiò l’applicazione dei più moderni metodi per tutelare la pubblica Igiene, ritenendo che “l’abbellirsi esterno della Città fosse prova di crescente incivilimento”;

Da buon giurista attese e diede corso personalmente ad una completa codificazione municipale, facendo approvare i nuovi Regolamenti d’Ornato, di Polizia urbana, di Polizia rurale, di Igiene pubblica, del Cimitero, che sono indici della sua sollecitudine in ogni ramo della cosa pubblica.

Convinto che la diffusione della cultura fosse veicolo di progresso per le classi sociali più disagiate, costantemente favorì l’Istruzione in ogni grado, sciolta l’Elementare dalle pastoje in cui s’era ravvolta, rivendicandola ai Maestri laici” (con evidente polemica tutta liberale nei confronti della Chiesa); istituendo le Scuole rurali alle borgate Piccolini e Morsella; migliorando la condizione materiale e morale degli Insegnanti, precorrendo così provvedimenti deliberati dal Parlamento Nazionale solo nel 1876. Non dimenticò le Scuole serali di disegno per gli artisti ed operai, tanto necessarie ed utili a quei tempi, ed istituì le festive maschili e femminili; pensò anche “all’ingentilimento dei costumi”, creando la “Scuola di istromenti ad arco”, la Scuola di canto nelle Elementari e la Corale (tutte poi confluite nel civico Istituto musicale Luigi Costa).

Nel 1870 portò a compimento la realizzazione del ponte (odierno) sul Ticino, insistendo in particolare per ottenere una carreggiata più larga, che fosse a doppio uso, sia ferroviario che carrabile; sulla medaglia commemorativa coniata per l’occasione si leggeva: “Alma Milano – per antico affetto sorella-distrutta la barriera politica-eretto il ponte sul Ticino – colla Ferrovia vinta la distanza-Vigevano esultante – oggi Te saluta-16 gennaio 1870”. L’importanza dell’opera si spiega, se appena si pensa che fino ad allora occorreva traghettare uomini, cavalli e merci da una sponda all’altra del fiume, solo per recarsi ad Abbiategrasso e a Milano.

In data 11 ottobre 1873 il Sindaco Bretti inaugurava il nuovo Teatro municipale, più tardi intitolato ad Antonio Cagnoni, con l’opera “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi.

Nel corso delle stesso anno aprì l’Istituto Roncalli, scuola di arti e mestieri per la formazione professionale di operai e artigiani prevista dal testamento olografo del 1870 del Senatore Vincenzo Roncalli, nonostante la forte opposizione da parte degli eredi.

E’ merito sempre del Sindaco Bretti aver avviato nel 1872 la realizzazione del Macello pubblico, con l’emissione di obbligazioni al portatore, opera completata nel 1874.

Fece inoltre elaborare un progetto di ampliamento della Città in zona stazione ferroviaria, fuori dalle Porte di Strata (Corso Pavia) e Bronzone (Via Roma), e comprendente gli appezzamenti di terreno noti come “Ortaglie del Vescovo”, incamerate dal Demanio e offerte al Comune, ma alla fine acquistate dai fratelli Bonacossa, che vi impiantarono il loro grande opificio per la lavorazione della seta.

Deputato in Parlamento

Appartenente alla Destra storica del Partito liberale, amico di Quintino Sella, venne eletto Deputato per il Collegio di Vigevano nel Parlamento nazionale nel corso della XII Legislatura, che si protrasse dal 23/11/1874 al 3/10/1876: in tale sede non mancò di promuovere gli interessi di Vigevano, segnatamente, come si rileva dagli Atti Parlamentari, tornata del 16 dicembre 1875, nella circostanza della discussione del Bilancio, opponendosi alla ventilata soppressione della locale Scuola professionale.

Il vento storico-politico favorevole alla “Sinistra” soffiò anche su Vigevano e nel 1876 il Sindaco Bretti cadde, con il pretesto di aver imposto -tuttavia obbligato da una legge nazionale- una tassa sulla macinazione del grano (“ra tasa sul macinatu”), che provocò malcontento e accesa rivolta popolare.

Il 1879 fu un anno di grande ripresa politica per il Cav. Bretti, il quale, oltre ad occuparsi intensamente della sua funzione di Consigliere comunale, tentò la sorte elettorale, con successo, anche nel Consiglio provinciale di Pavia: nella tornata delle elezioni amministrative del 13 luglio si presentò candidato e risultò eletto per il mandamento di Vigevano

Riapparso in Consiglio comunale nell’autunno 1877, rieletto come semplice Consigliere nel ruolo, per lui inusuale e piuttosto disagevole, di oppositore, seppe tuttavia calarsi degnamente nelle regole del gioco democratico, dimostrando di saper accettare la sconfitta e di svolgere ugualmente il compito comunque assegnatogli dai suoi elettori.

Ma il suo tempo era al tramonto: alle elezioni comunali del 9 luglio 1882, risultò il secondo dei non eletti, mentre ai comizi elettorali del 24 giugno 1883, convocati in seguito alle dimissioni in massa dei rappresentanti della Sinistra, Pier Luigi Bretti fu il primo degli esclusi, con 381 voti contro 387 dell’ultimo eletto.

La querelle con Vincenzo Boldrini

L’avversario politico più significativo fu per lungo tempo l’avvocato Vincenzo Boldrini, rappresentante della Sinistra ed uno dei “congiurati” nel causarne le dimissioni: i rapporti tra Bretti e Boldrini si erano incancreniti a tal punto da sfociare in reciproche querele.

Il Cav. Bretti, ritenendosi leso nella propria onorabilità e nella riconosciuta fama di uomo integerrimo, aveva querelato Vincenzo Boldrini per diffamazione e “libello famoso” (l’odierna diffamazione a mezzo stampa); il processo si era concluso con la condanna del Boldrini alla multa di £. 400,00 e all’ammenda di £. 100,00, oltre al risarcimento dei danni e delle spese a favore della Parte Civile, nella somma da accertarsi e destinata all’Opera Pia Mercalli, ed alla pubblicazione del dispositivo sul giornale “Il Libero Operaio”: la sentenza del Tribunale di Vigevano 3 dicembre 1881, fu confermata dalla Corte d’Appello di Casale il 22 luglio 1882 e resa definitiva dalla Corte di Cassazione in Torino in data 10 gennaio 1883. La vicenda trae origine da fatti accaduti in occasione delle elezioni politiche del giugno 1880 e durante i concitati mesi successivi: Boldrini, direttore responsabile del foglio “Il Libero Operaio”, aveva scritto un articolo di fuoco, gettando gravissime quanto infondate accuse nei confronti di Bretti.

La morte

Stanco ed amareggiato a causa delle avverse vicende negli ultimi otto anni, si trasferì a Roma, anche se non era più stato rieletto Deputato e proprio nella Roma umbertina, nell’abitazione sita in Via della Croce n.6, una parallela di via Condotti che va da Piazza di Spagna all’Ara Pacis di Augusto, non lontano quindi da Montecitorio, lo colse la morte, per crisi cardiaca, alle ore 20,15 del 4 aprile 1884, all’età di 54 anni (avrebbe compiuto i 55 dopo circa venti giorni).

I funerali si svolsero in Vigevano con il cordoglio sincero di tutta la cittadinanza e un po’ meno della nuova classe politica avversaria.

Come si apprende dalla cronaca locale, l’eco della scomparsa del Sindaco risuonò piuttosto presso gli amici e la popolazione vigevanese che negli ambienti ufficiali: di questa acredine è clamorosa testimonianza il colpevole silenzio negli atti consiliari persino della notizia della sua morte: nelle sedute di Giunta del 6 e 10 aprile, immediatamente seguite al fatto, non vi è cenno, e così pure nelle adunanze del Consiglio comunale, durante le quali non fu tenuta alcuna commemorazione, mal ripagando il corretto contegno di Bretti, che aveva sempre, con appropriati discorsi, ricordato pubblicamente i Colleghi scomparsi.

Riposa nella sua tomba nella Rotonda di S. Sebastiano al Cimitero di Vigevano, da poco acquistata e che fu pagata dall’Erede universale, Clementina Martelli.

A ricordo fu posta una lapide, in mezzo a quelle dei suoi genitori, con la scritta:

Qui nella pace dei giusti riposa PIER LUIGI BRETTI Avvocato Cavaliere dell’Ordine Mauriziano Ufficiale della Corona d’Italia morto in Roma addì 4.4.1884 in età d’anni 54. Fu Deputato al Parlamento Nazionale sedette tra i Consiglieri del Comune e della Provincia. Amministrò Opere Pie e Società ferroviarie. Sindaco per oltre due lustri della sua diletta Vigevano, ne migliorò le sorti assiduamente proponendo opere di pubblico vantaggio e decoro. Ebbe spesso l’anima amareggiata dall’ingiustizia degli uomini, ma qui fu accompagnato estinto dal sincero compianto dell’intera cittadinanza.

Per molti decenni il suo nome fu taciuto ma non dimenticato, finché nel 1930, con delibera n. 400 del 31 dicembre del Podestà Giuseppe Scotti, su suggerimento della Commissione civica per la denominazione delle nuove vie cittadine, fu deciso di intitolare all’antico Sindaco una strada, e precisamente la prima parte della vecchia Via Valletta Fogliano, sita a sinistra della Chiesa della Madonna degli Angeli, che sale verso Corso Genova, accanto alle vie Domenico Pisani e Fratelli Cagnoni, suoi coprotagonisti di un’epoca storica così importante per Vigevano.

di Dino Rabai, Avvocato in Vigevano

Per saperne di più, vedasi l’opera completa dello stesso Autore:

La scintilla del progresso” Pier Luigi Bretti. Vita di un Sindaco vigevanese dell’ottocento attraverso i verbali del Consiglio comunale e altri documenti pubblici

https://www.vigevanostoria.it/la-scintilla-del-progresso